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Il progetto “LEI”

Il progetto “LEI”, in particolare, nasce dall’esigenza di porre al centro dell’esperienza professionale e lavorativa l’essere umano, nella sempre maggiore convinzione che la piena valorizzazione del capitale umano rappresenti l’elemento di forza nella ricerca di soluzioni rapide ed efficaci ai conflitti sociali, che spesso, poi, alimentano anche i conflitti nelle aule giudiziarie.

Con particolare riferimento al rapporto di lavoro, infatti, soprattutto nella sua fase patologica, a prevalere è l’idea che datore di lavoro e lavoratori siano portatori di esigenze contrapposte ed irriducibili, e ciò impedisce sia la prevenzione dei conflitti, che la ricerca e la pratica di percorsi volti alla risoluzione bonaria delle controversie.

Cercare di contemperare le diverse esigenze, rendendo, da un lato, i lavoratori maggiormente consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri, e, dall’altro, guidando le imprese nella corretta gestione del rapporto del rapporto di lavoro, anche favorendo a livello aziendale pratiche partecipative, sulla falsariga del modello tedesco e sotto l’impulso della legislazione europea, potrebbe, invece, assumere grande rilevanza per garantire al contempo l’efficienza produttiva e la cd. pace sociale.

Tali considerazioni, unitamente alla consapevolezza delle numerose difficoltà che affliggono da tempo il sistema giudiziario italiano, dovrebbero portare, soprattutto nell’attuale contesto, a rivalutare l’importanza degli strumenti deflattivi del contenzioso che il Legislatore mette a disposizione di imprese e lavoratori, ma che di rado vengono utilizzati.

L’obiettivo, dunque, è quello di relegare ad un ruolo sempre più marginale l’intervento del Giudice nella soluzione di conflitti, le cui decisioni spesso non riescono a soddisfare gli interessi di alcuno dei protagonisti del processo. Un ruolo fondamentale al riguardo può essere svolto proprio dall’avvocato, grazie all’utilizzo sapiente ed opportuno degli strumenti deflattivi del contenzioso.